Music & the Cities: Milano

Vieni con noi in un viaggio musicale nella Città dei Cortili.

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Benvenuti a Milano.

RAF: Eccitante è uno degli aggettivi più ambiti quando si parla di città moderne, di aree metropolitane. Ecco, Milano lo è davvero. È una delle città più eccitanti d’Italia. Ogni volta, quando ho in programma un viaggio a Milano, la mia pigrizia meridionale sparisce in un attimo. Me ne rendo conto già dal viaggio per arrivarci. Sul Roma Milano leggo, scrivo, ascolto e faccio musica. Al ritorno invece lavoro. Cioè leggo, scrivo, ascolto e faccio musica. La stessa cosa, ma con un approccio diverso. Produttività e creatività spesso frequentano due salotti diversi. A Milano invece si incontrano volentieri.

Contrariamente ai più banali stereotipi, Milano ha il ritmo nel sangue. Seguitemi, è un fatto storico: pensate alla musica popolare, che già a metà ottocento si diffondeva in città. 
Canzoni dialettali che parlano d’amore, di guerra e di politica, di banditi e malavita. Canzoni che nonostante fossero anonime facevano veloce il giro della città, perché a Milano c’erano i “barbapedana”, suonatori ambulanti che intrattengono alla bisogna, che saltano da un’ osteria a una festa in casa e quei canti diventano virali. Era la città dei Molaschi, dei Bracchi, dei Mascheroni, delle canzoni alla milanese insomma, di Giorgio Strehler e Fiorenzo Carpi, dell’immortale Madonnina di Giovanni D’Anzi. Tutti antesignani un po’ spiantati dei cabaret, dell’iconico Derby Club di Via Monte Rosa, di Giorgio Gaber da via Londonio, di Enzo Jannacci da Via Salasco, del panino da Gattullo… Magnifica ironia meneghina con lo charme di Parigi.

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Derby Club

Per non parlare delle musiche d’America… anche qui, Milano pioniera.
E’ del 1904 il primo spettacolo in odore di jazz: cantanti italiani e ballerini creoli, teatro Eden, che non c’è più: “i creatori del catwalk”, così si presentava quello show parecchio esotico. Prima che il jazz dilagasse, prima del “miradòr”, Arturo Agazzi, milanese anche lui. Prima che Milano non potesse più farne a meno. 


Nel 1968 Milano era in prima linea. Pensa agli Area . Pensa a via Demetrio Stratos, in City Life. Pensa a Gianni Sassi e alla sua Cramps Records. Avanguardia, pop e controcultura, la festa Re Nudo al Parco Lambro, dove per tre giorni si è potuto ascoltare Pino Daniele e Alan Sorrenti, Battiato e la PFM, Bennato e il Perigeo …

Il festival di Parco Lambro ricordato da chi c'era
Parco Lambro

C’è il progressive rock che spinge da un lato mentre dall’altro cresce la Milano della moda, del design, delle commistioni tra arti, della new wave che si prende lo scettro finché il ghetto butta giù la porta, le tribù di zarri perdono terreno ed ecco che ora ci sono le crew, e torna il culto del suono nero, afroamericano… one two, one two: a Milano il rap ha un suo albero genealogico, un solco profondo nel quale quale diverse generazioni hanno seminato creatività – a partire da quelli di Via Leoncavallo – ognuno secondo la sua traiettoria, accelerando o rallentando, puntando al mainstream o alla credibilità,  e così mentre qualcuno era subito famoso ovunque, qualcun altro continuava a tenere alta la fiaccola, e nei duemila a Milano si respira un’aria nuova:

il fascino della cassa dritta che rimbomba dai Magazzini, e le serate al Volt, Tunnel, Fabrique, Apollo, la folla all’ Alcatraz… Milano è così, immersa nel grigio ma disponibile al corto circuito, alla contaminazione di Reset! al Sottomarino Giallo, all’animo funk del Biko, alle luci dell’Apollo, al Rocket Club….

Milano, la prima della classe, sospesa tra situazionismo e marketing, tra pallottole e paillettes, tra visioni e biglietti da visita da portarsi dietro pure in discoteca, perché in fin dei conti non si sa mai.

Oggi è impossibile spogliare Milano della musica trap e delle sue leggende, Ghali e Sferaebbasta, impossibile ridurla soltanto a quello, perché da Milano vanno e vengono alcuni tra i più interessanti interpreti di una nuova musica soul: penso a Coma Cose, Frah Quintale, a Venerus.
Al quale, in realtà, volevamo chiedere: perché Milano?

Venerus: Perché Milano? In realtà è per una serie di ragioni, una sorta di congiunzione astrale. Sono nato a Milano, è casa mia. Quando sono tornato a casa da Londra ho scoperto che la città rispondeva alle mie esigenze creative, avevo bisogno di sentire che il mio percorso fosse rilevante. A Milano ho trovato una famiglia nel panorama musicale, nell’etichetta Asian Fake, che con grande felicità ho visto crescere negli ultimi anni soprattutto da quando ho firmato. Penso che rappresenti davvero lo spirito di questa città: veloce, dinamica, capace di crescere… Anche la scena musicale sta crescendo in modo molto spontaneo e bellissimo. Insomma … sono molto felice di essere tornato a casa.

RAF: non c’è dubbio che a Milano spesso lo fanno prima di tutti, oppure lo fanno meglio.

Volevo parlarne con un amico che conosce la città meglio di chiunque: Alioscia, benvenuto Music and the Cities.

RAFF: Alioscia, quando hai iniziato ad appassionarti alla musica?

Alioscia: Il mio amore per la musica è iniziato quando non avevo nemmeno 10 anni, intorno al 1975 o 1976: mia sorella ha cinque anni più di me, quindi musicalmente sono cresciuto con un pubblico più grande ”. Ricordo che mi svegliò di notte, noi due accendemmo furtivamente la Grundig Radio di nostro padre e ascoltando Radio Luxembourg, una radio pirata che suonava rock, funk, rhythm and blues, roba come James Brown. Ricordo che mi diceva: “taci, taci, taci!”. Quindi con tutte queste influenze non mi ci è voluto molto per interessarmi alla musica di tutto il mondo

RAFF: Cosa stava succedendo a Milano in quel momento? … ricordi il contesto musicale di quel periodo?

Alioscia: C’era Radio Milano International, una radio libera e indipendente che sventolava bandiera della musica black, soprattutto di notte quando questo ragazzo di nome Jonathan faceva dei mix incredibili. E in quel periodo mia sorella doveva avere 14 anni e io 9, lei iniziò ad uscire a ballare e a Milano c’erano negozi di abbigliamento come Fiorucci che avevano anche dei dischi nel retro. La scena è stata ispirata da quanto stava accadendo negli Stati Uniti: disco music, Studio 53, Saturday Night Fever. Più tardi mia sorella ha iniziato ad andare a Londra ogni estate, e ho scoperto un nuovo mondo, un sound diverso, il sound della New Wave: Kraftwerk, compilation mutant disco, ma anche Fela Kuti e copie di ID Magazine.

RAF: E quando hai iniziato a vivere la città da solo, dove andavi?

Alioscia: Vivevamo per le strade, le piazze, i parchi di quartiere, in auto con potenti sistemi audio. E ogni tribù aveva il proprio spazio. La mia zona era quella che andava da Milano Nord e arrivava in Piazza Cairoli, poi da lì c’era via Torino, e sulla sinistra c’era La Loggia Dei Mercanti, che era la sede del MODS, degli Scooter Boys. Non siamo andati a San Babila perché era territorio dei Paninari, chi seguiva uno stile di vita di lusso e consumo, ossessionato dall’abbigliamento firmato. Più avanti nella Galleria Vittorio Emanuele c’era un muro dove si riunivano rapper e interruttori. È qui che a Milano sono nati hip hop e rap. Lì vicino, dove si trovano le colonne, c’era il regno dei Metal Head, ma era frequentato anche da una folla sempre diversa, la folla del Plastic,

Negli anni ’80 Milano era decisamente il posto dove andavi se volevi fare musica.

E gli squat hanno anche avuto un ruolo importante nel promuovere la cultura e la controcultura: ho lasciato casa e ho formato i Casino Royale a 19 anni, e se non fosse stato per gli squat in cui ho vissuto le cose sarebbero state diverse. Erano come laboratori. La scena della musica Live è cresciuta grazie a luoghi occupati come Virus in Via Correggio, che è stato anche un punto di riferimento per la scena punk italiana e internazionale, e Leoncavallo, che inizialmente era uno spazio politico più militante, ma poi ha iniziato a produrre punk e post eventi punk e hosting e leggendario DJ Reggae Vitowar e il suo enorme sistema audio. E poi c’era un altro luogo magico: Papillon, un bar in zona Ticinese dove i Mods andavano a ballare al Northern Soul.

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Virus di via Correggio

Questa era una Milano piena di contraddizioni, dove il centro era un po’ borghese e un po’ proletario e c’era questo scambio tra aristocrazia e classe operaia.

Vivere in centro adesso è diverso. È difficile. Prima il centro era intorno alla Cerchia dei Navigli.

Milano è una città di canali.

Poi l’altro centro era definito dalle varie porte, Porta Venezia, Porta Romana, Porta Genova. Ma è un po’ difficile vivere lì adesso, è troppo costoso.

Non lontano, nella zona di Porta Ticinese, c’era un piccolo negozio di dischi chiamato Ice Age, dedicato all’elettronica sperimentale. Secondo me Serendeepity ha ereditato lo spirito di questo negozio. Se sei un appassionato di musica dance, o di dischi, non puoi perderti Serendeepity, che si trova in Corso di Porta Ticinese, ed è dove gli amanti della musica e dei produttori vanno, ascoltano, fanno ricerca, portano le proprie produzioni. È un posto magico.

RAF: E quest’area è ancora interessante, da un punto di vista creativo?

Alioscia: Ebbene, resta un po’ una strada maledetta, ricordiamoci che dalle colonne di San Lorenzo a piazza Sant’Eustorgio c’era la forca di Milano, e credo nelle energie quindi… lo trovo un luogo viscerale. Anche se Milano è stata gentrificata, quella è una zona che ha sempre qualcosa di grezzo e affascinante.

RAFF: ahah interessante. Ci sono altre zone di Milano uniche?

Alisocia: Sì, questo è un periodo molto interessante per la città. C’è un momento ben preciso in cui un luogo viene gentrificato, quando l’avanguardia si insedia in una nuova area, e per un breve momento c’è questa sorta di convivenza tra realtà della classe operaia, multietniche di quartiere, ma anche intuizioni creative e artistiche, quindi c’è il piccolo bar alla moda, il negozio vintage, il negozio di dischi, ma è tutto molto spontaneo e reale. Ma poi quello che succede sempre è che si tratta di tendenze, gentrification, investimenti, proprio come il Nord di Loreto, il quartiere NoLo. Tutta quella zona, da Piazzale Loreto a Viale Padova e Viale Monza, andando verso Porta Venezia, è sempre stata un luogo magico, dove c’era una numerosa comunità del corno d’Africa, e noi andavamo lì a mangiare Zighini.

RAF: Stiamo parlando di luoghi e persone che si sono sviluppati nel contesto della controcultura. Milano è sempre stato in prima linea in questo senso. Negli anni ’80 c’era la sensazione che qualcosa di grande stesse per accadere. Ma poi la scena è implosa, in qualche modo. Ora, però, sta tornando in vita ancora una volta, più che mai.

Per approfondire questa rinascita abbiamo incontrato a Milano un’altra figura centrale: Diego Montinaro non è solo il direttore artistico del palinsesto musicale di Radio Raheem, una delle più belle espressioni della creatività musicale milanese, ma è anche un artista, un produttore. , qualcuno che vive davvero la scena e la riempie di contenuti. Abbiamo chiesto a Diego di consigliarci alcuni dei suoi posti preferiti a Milano.

Radio Raheem Radio Raheem x Triennale Milano - Radio Raheem
Radio Raheem in Triennale

DIEGO: “Stare vicino all’acqua è molto importante per me, davvero rilassante. Due dei miei luoghi preferiti sono legati ai corsi d’acqua: Idroscalo è un lago artificiale vicino all’aeroporto di Linate, mentre “Pedalando Sull’acqua” è una pista ciclabile di 25 km che collega il Naviglio Pavese e il Naviglio Grande, serpeggiando tra campi e risaie.

Per quanto riguarda i locali ti consiglio Il Brutto Anatroccolo, una tipica osteria del centro sud della città con un’atmosfera che mi ricorda Gli anni dei Led e le proteste studentesche. Un altro posto speciale per me è Lincoln street, fiancheggiata da piccole case a tre piani, ognuna dipinta di un colore diverso, originariamente costruite per i lavoratori alla fine del 1800.

E per chi ha la possibilità di scappare dalla città ogni tanto, consiglio di fare delle gite in bicicletta vicino a Lecco e Como, e attraverso le valli che si affacciano sul lago.

RAF: Fantastico. Ora, oltre a Radio Raheem, quali sono i locali, i bar e i locali di musica che possiamo assolutamente mancare in una visita a Milano?

In termini di posti dove scoprire musica straordinaria, non c’è carenza di scelta: c’è Ghe Pensi Mi, un piccolo bar a nord di Loreto che organizza spettacoli di cabaret ed eventi musicali, e ha una vera atmosfera di quartiere, un raro cosa in una città gentrificante. Poi c’è Standards, un centro sperimentale per l’audio e altre arti; Ci sono Leoncavallo e Macao, due spazi occupati che mi ricordano gli anni ’90; Santeria Toscana 31 va bene per la varietà di concerti offerti, dal mainstream all’underground; Terraforma Festival è un esempio di sostenibilità e buoni valori; poi c’è la Triennale di Milano, una delle più importanti istituzioni d’arte della città; ma ci sono anche tutte le altre realtà che non esistono in uno spazio fisico: prima fra tutte Radio Raheem, ma anche Asian Fake, La Tempesta e Presto Records, tre etichette discografiche della città che creano contenuti importanti, sono state la linfa vitale di questa rinascita creativa, con artisti che vanno dall’elettronica al cosiddetto indie e urbano. Tutto questo aiuta Milano ad avere una scena vibrante.

MACAO - Nightlife & Things To Do in Milan - LikeALocal Guide
Macao

RAF: Grazie Diego! Alioscia, cosa ne pensi?

Alioscia: C’è stato un progressivo risveglio dall’elezione a sindaco di Giuliano Pisapia, e i Milanesi stanno ricominciando a vivere la loro città, nelle strade e nelle piazze. E Milano è di nuovo una città di creativi, anche se quella creatività è legata alle industrie che se ne nutrono, quindi qualsiasi cosa abbia a che fare con la moda, la comunicazione …

TERRAFORMA 2018: la lineup completa
Terraforma Festival

RAF: Dove sono i posti per cercare dischi, uscire, bere qualcosa e ascoltare della buona musica?

Alioscia: Il Tempio del Futuro Perduto è uno spazio occupato dove diversi collettivi fanno musica e ospitano eventi rap… e poi, in un bellissimo edificio Liberty, l’ex mattatoio di Milano, c’è Macao, dove si va per musica elettronica più sperimentale.

Ma prima la sera la gente esce nei bar. C’è una grande cultura del bar a Milano, vai a bere qualche drink e accumuli le energie prima di sfogarti nel club.

RAFF: Ti piace questa cultura del bar? Hai anche un bar, un bar dove ho bevuto alcuni dei migliori gin tonic che abbia mai avuto in vita mia!

Ali: Sì, ho un Bar, Elita Bar in Via Corsico, è un luogo sociale, un hub, un mix and match tra i 22 ei 50 anni. Mi piace vedere Milano vissuta per strada e all’aperto

ElitaBAR - Navigli Milano | La Ragazza che Beve
Elita Bar – courtesy https://www.laragazzachebeve.it/

RAFF: E puoi consigliare altri posti che riflettono questo tipo di atteggiamento?

Innanzitutto la zona intorno a Piazza Morbegno, Nolo, la zona intorno a Porta Venezia, e tutti i bar che vanno verso Via Melzo. E c’è anche il bar di Emergency, la ONG, un luogo molto rilassato ed elegante dove bere vini naturali.

RAFF: Tornando alla musica, volevo parlare con Nur Al Habash di Italian Music Export il cui ruolo è aiutare gli artisti italiani a promuovere la loro musica a livello internazionale. Nur vive a Milano e ha un ottimo radar su ciò che sta accadendo in città, quindi le abbiamo chiesto delle nuove tendenze musicali.

NUR: Milano ha attraversato una rinascita culturale, sia per l’expo che per una serie di eventi come la settimana del design milanese, la settimana della fotografia, la settimana della musica. In ogni caso la città è il centro del business musicale in Italia, ed è da qui che provengono molti artisti che hanno fatto la storia recente della musica italiana: Sfera Ebbasta, Ghali, Mahmood, che hanno ridefinito le regole del genere, sia hip hop, rap o trap. È qui che le persone vengono se vogliono fare musica. E ci sono molti artisti che stanno ridefinendo la scena musicale della città e persone di diversa estrazione sociale che fondono generi diversi. Anche molti italiani di seconda generazione: LaHasna per esempio è una musicista R&B di grande talento che sta mescolando la sua eredità marocchina alla sua musica.

Poi c’è Voodoo Kid, una grande produttrice femminile; restando nel contesto del pop e del rock ci sono due grandi band, Iside e Tropea, che hanno quel sound pop rock rilassato ma lo ridefiniscono secondo i contorni culturali della città. Catatonic Silenzio è un produttore di musica elettronica che sta facendo cose davvero interessanti e sta anche dando visibilità alle donne nella musica elettronica sperimentale. Stiamo lavorando insieme ad alcuni progetti per She Said So, il network internazionale di donne professioniste nel mondo della musica.

Questi sono solo alcuni dei nomi “caldi” in città in questo momento, ma ce ne sono molti altri da scoprire. Vale davvero la pena ascoltarli da vicino perché stanno presentando un nuovo modo di fare musica.

RAFF: Grazie Nour! Alioscia, ora sentiamo il tuo amico Michele Dalai, che ci racconterà la città dal suo punto di vista, dal punto di vista di un editore che ci consiglierà anche un libro che ci aiuterà a capire meglio la città

Michele Dalai: Ciao Raffaele, prima di tutto grazie perché questa è una grande opportunità per parlare della produzione culturale di una città che di solito amiamo per altri motivi.

Il libro di cui vi voglio parlare è Educazione Milanese – di Alberto Rollo, da anni una figura molto importante nell’editoria e nella produzione culturale italiana. E ora, sulla sessantina, si è dedicato alla scrittura e ha creato un capolavoro. Educazione Milanese è un romanzo che ci racconta la Milano da tanti punti di vista, attraverso tante linee narrative diverse che si incrociano e si incontrano: la Milano dell’immigrazione, dal punto di vista di chi è venuto dal sud per lavorare e ha trovato poco ospitalità… del lato diffidente e duro di Milano, la Milano popolare. In Educazione Milanese Alberto ci racconta della sua educazione, di essere in qualche modo l’élite del proletariato, di trovarsi tra due mondi, e riesce a scrivere meravigliosamente di entrambi. E c’è anche la storia di Milano che cambia, il mutevole paesaggio urbano. Fa la scelta di chiudere il suo libro nel 1979, il che è significativo: è allora che c’è una sorta di sviluppo arrestato nella crescita emotiva e sentimentale di Milano, diventa la Milano che vediamo negli spot, dove la produzione culturale è stata delegata ai marchi , quando scrittori e musicisti hanno lasciato o hanno iniziato a lavorare nella pubblicità …

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Un’educazione Milanese – Alberto Rollo

RAFF: Grazie Michele. E qual è un luogo di Milano che ti ispira pace e serenità?

Dalai: È un luogo di cui nessuno avrà parlato, perché è vissuto principalmente come zona residenziale. È un’area della città appena prima che diventi lo sviluppo di City Life. C’è questo contrasto: davanti a te ci sono queste case incredibili, super high tech e vuote, e dall’altra parte della strada hai la vita, le case sono vere, ancora un po ‘ammaccate, non ristrutturate, con persone che davvero vivono lì, che hanno vite reali … quella contraddizione che è abbastanza interessante.

E’ come se un’onda di piena si fosse fermata sull’ultimo argine.

CityLife (Milan) - Wikipedia
City Life

E questo simboleggia la vita a Milano in questo momento … Una città dove le persone sono sempre in corsa, indaffarate, fingendo di essere un po ‘indifferenti, ma con un’umanità che è ancora presente.

Grazie mille Michele.

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