Music & the Cities: Lecce

Vieni con noi in un viaggio musicale nella Città Barocca.

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Benvenuti a Lecce.

RAF: Non sono stato molte volte a Lecce, ma quando ci trovo trovo che l’atmosfera sia intima. Forse è grazie alle tante storie raccontatemi dai Salentini che conosco in tutta Italia. C’è una cosa che accomuna i salentini: non ho mai sentito nessuno di loro negare le proprie origini, le portano in giro con onore, sono orgogliosi, vogliono esportare la loro cultura, ma allo stesso tempo sono super ricettivi alle innovazioni , cambiare. C’è sempre un pezzo della loro terra nelle loro idee, nell’estetica, nel modo di vivere. Lecce per me è esotica e familiare allo stesso tempo.
Il Salentino per eccellenza per me è sempre stato Andrea Mi. Purtroppo non è più con noi, ma rimane sempre non solo nei nostri cuori ma anche nelle nostre orecchie.

Andrea Mi — amblè
Andrea Mi

E per questo motivo vogliamo dedicare questa puntata ad Andrea Mi.

Musicalmente parlando, in Salento fino agli anni 80… non c’era nemmeno il Salento. Lecce, con la sua vasta provincia, non era la meta ambita da milioni di giovani che di giorno s’abbronzano e di notte ballano. E i ragazzi, da Lecce e dal Salento, il più delle volte andavano verso nord a rimpolpare le compagini creative delle città universitarie o industriali.  In questo scenario, il motto punk DIY (do it yourself) assume una connotazione particolarmente calzante, perché in ogni paese ci sono due o tre ragazzini che iniziano il loro personale viaggio verso la musica, ognuno con la sua intuizione e poco altro. Non ci sono strutture dove provare, non ci sono impianti, i negozi di dischi e quelli di strumenti si contano sulle dita di una mano, per le riviste specializzate bisogna fare anche centinaia di chilometri in vespa o in  autostop. Alla fine degli anni 70 la musica da quelle parti si muove su direttive tradizionali: qualche conservatorio, i residui di musica antica coi suoi strambotti, le mattinate e le serenate tramandate rigorosamente in forma orale e con buona dose d’improvvisazione. Pochi idoli: Tito Schipa, Gino Ingrosso, Bruno Petrachi, Giuseppe Gidiuli, che dalla provincia, nel 1967, finisce sul palco di Sanremo insieme a Domenico Modugno. In questo momento, la musica salentina è fatta e consumata in Salento, dalle campagne alla città, senza ulteriori mire. Mettersi a fare altra musica non era cool, avere una rock band non faceva di te un figo, anzi, era un buon modo per tirarsi fuori dalla socialità, che spingeva in un’altra direzione. Lo scenario era diametralmente opposto a quello odierno che vede nel capoluogo un centro nevralgico della produzione artistica del sud. Eppure, a quei giovani temerari si deve gran parte della rivoluzione: a loro si devono i primi rudimentali festival, a loro l’idea delle prime sale prove, a loro va dato il merito di averci creduto fino al punto di rendere interessante tutto questo agli occhi dell’intera nazione, perché qualcuno poi va a studiare fuori e semina il dialetto altrove, penso a Militant P a Dj War, ai Different Style, Struggle, Treble, Papa Ricky.

Vorrei chiedere a DJ War, come è successo tutto questo?

DJ WAR: Ciao Raffaele. Direi che niente accade per caso. Questa è stata un’esperienza rivoluzionaria in Italia perché ha riunito culture diverse, dal reggae all’hip hop, ma con l’urgenza di comunicare tradizioni salentine. E con Fueco, il nostro primo album, abbiamo acceso i riflettori molto potenti su molti aspetti diversi del Salento, da quelli geografici a quelli culturali, che hanno innescato un diverso tipo di turismo alternativo.

Molte cose diverse sono nate sulla nostra scia, anche nel mainstream. Boomdabash, ad esempio, è stato influenzato anche dalle nostre esperienze. La scena è cambiata un po ‘adesso, c’è molta mescolanza di stili. Tra i nuovi artisti c’è Attila, un giovane salentino che vive a Milano, fa una sorta di Reggae moderno, ma ce ne sono anche altri che non sono così nuovi come Plata, Mattuneo … Ma a me piacciono cose diverse, come Vincenzo Kira, che è tra l’elettronica e il rap… mi guardo sempre intorno e ascolto cose nuove.

RAF: In quegli anni Lecce diventa un catalizzatore di esperienze e di attenzioni. Sono gli anni di Braccio Martello, dove ci si ritrova, ci si annusa e già dal look si capisce con chi si finirà a suonare e con chi ci si farà “a mazzate”. Dalla metà degli anni 80 la potenza del dialetto salentino sarà lavico, incandescente, tornerà a infiammare l’intera provincia che al tempo stesso riscoprirà la musica folk, nella sua declinazione più internazionale, col beneplacito dei puristi. Sono gli anni in cui dire Salento assume un significato comprensibile. Salento è un brand. Si è cucita una veste nuova, che genera attenzione nazionale e internazionale senza mai rinunciare del tutto alle proprie radici, ai propri linguaggi.

E’ il Salento dei festival, delle mille serate di musica popolare, è la Giamaica dell’Italia.

È terra di dancehall ed elettronica, di tamburelli non microfonati e sub woofer giganteschi, è il paesino che diventa centro del mondo, è quell’esotico che effettivamente ti eri dimenticato ma ce l’hai in casa, perché le meraviglie in cui t’imbatti camminando per Lecce sono da perdere la testa.

Ma ne voglio parlare con il mio amico Andrea Mangia in arte: Populous.

RAF: Quindi, sei il nostro guru per questo episodio. Qual è il tuo rapporto con la città?

Pop: bene il rapporto è eccellente. Una delle domande che mi vengono poste più spesso è perché ho deciso di restare a Lecce. Sono felice qui, negli anni ho capito che non sono fatto per spazi troppo grandi e prediligo realtà un po ‘più piccole, nella musica, nell’arte, e ora anche a livello urbano. Penso anche che questo sia un posto che offre molto anche in inverno. Dico sempre ai miei amici di evitare di farmi visita in mesi come Luglio, quando è troppo pieno di gente. Ma molti stranieri hanno effettivamente comprato case qui e vengono anche in inverno, quindi non si svuota completamente, e ci sono cose da fare tutto l’anno, in termini di musica e cultura. Ad esempio c’è questo posto chiamato Nardò, che oggi è diventato una sorta di centro per un certo tipo di straniero: architetti, designer, registi, attori si sono tutti trasferiti in questo piccolo borgo.

Nardò - Wikipedia
Nardò

RAF: E come pensi sia cambiato il Lecce negli ultimi 20 anni, e come sta cambiando ora?

Pop: Il Salento ha iniziato a fare tendenza solo quando ero ancora piccolo, ricordo che quando avevo 10, 12 anni la parte fresca del Salento era il versante Adriatico, mentre ora tutto si è spostato un po ‘sulla parte ionica, sul lato di Gallipoli. Mentre sul versante ionico il mare è decisamente più bello, in termini di paesaggio e di atmosfera l’Adriatico è ancora su un livello diverso, a mio avviso. C’è anche un altro luogo che sta diventando una sorta di centro per gente di ogni parte, chiamato Marittima, sul versante adriatico, anch’esso molto interessante. La cosa principale che è cambiata nel Salento, però, è che stiamo cercando di stare al passo con il turismo, con vari gradi di successo.

RAF: Volevo anche chiederti alcune cose sulle radici. D’estate tanti sono gli spettacoli di pizzica, taranta. È per i turisti? C’è qualcosa che puoi consigliare che pensi sia più reale?

Pop:Vorrei citare il Canzoniere Grecanico Salentino, penso che partono dalla musica popolare ma mettono insieme anche cose diverse, con molto stile e coscienza. Anni fa c’erano anche i Nidi D’Arac che furono tra i primi a mescolare la musica elettronica con la musica tradizionale pugliese… Poi ci sono tantissime sagre d’estate, e sì molte sono per i turisti, sono folklore fine a se stesso. Ma possono comunque essere interessanti. Poi ovviamente c’è la Notte della Taranta, che è iniziato come un progetto molto nobile, ma credo che le prime edizioni rimangano di gran lunga le migliori, e ora è diventato un po ‘commerciale.

La Notte della Taranta 2019 sarà trasmessa in diretta su Rai 2 - Puglia.com
Notte della Taranta

RAF: Vorrei continuare a parlare di tradizioni con il nostro amico Don Pasta. Daniele è un dj, uno chef e molto altro, quindi vorrei parlare con lui di come il cibo salentino e la musica vanno di pari passo.

Don Pasta:Per capire il Salento bisogna andare all’inizio degli anni ’90, quando ci fu questa rivoluzione dei ragamuffin, nata grazie a Sud Sound System. Queste sale da ballo sulla spiaggia erano spesso accompagnate da pasti abbondanti, perché nel Salento le feste sono sempre state convivialità e comunità. … Quando i Sud Sound System hanno organizzato una dancehall per presentare il loro primo disco, Fueco, hanno invitato gli Ucci, storico gruppo salentino, custode della tradizione popolare degli “stornelli”, e altri musicisti tradizionali. I Sud Sound System cantavano nel nostro dialetto ma a ritmi giamaicani, e fu l’inizio della nostra rivoluzione culturale, che veniva dal basso, dalla cultura contadina, e allo stesso tempo era nuova e tradizionale. Tutto questo è stato fatto rivendicando la nostra cultura meridionale, anche attraverso il cibo. La cucina del Salento è molto semplice: da provare sono le orecchiette con le cime di rapa, purè di fave, cicorie, verdure locali, focacce, ma anche frutti di mare, come Polpo pignata e riso patate e cozze. Tutti piatti molto poveri ma dai sapori particolarmente decisi, sapori che ci rappresentano. Penso che questa rivoluzione culturale nel Salento sia una lezione per tutta l’Italia, su come mantenere memoria, tradizione, cultura, ma anche andare avanti.

Don Pasta, il cooking dj che salva la cucina italiana
Don Pasta

RAF: Torniamo a te Andrea. Puoi consigliarci qualche posto, in città o in provincia? Alcuni bar, club, sale da concerto?

Pop: Inizierò con i bar … uno è a Lecce, si chiama Quanto Basta, e ha anche una filiale a Maglie, che è un paesino molto carino che consiglierei di visitare, poi c’è un bar in comproprietà con Hellen Mirren, l’attrice che ora vive nel Salento, e ha una fattoria il suo bar si chiama Farmacia Balboa, ed è in un posto a Tricase, che è anche molto carino. C’è poi un altro bar in un piccolo villaggio chiamato Matino non lontano da Gallipoli, che si chiama Foscolo ed è anche un ristorante gourmet e anche una galleria dove fanno mostre, e hanno una serie di opere d’arte contemporanea perché uno dei soci è un collezionista d’arte … Qui a Lecce invece c’è un locale chiamato Tre Rane, un piccolo ristorante, sembra francese con 5 tavoli, il proprietario è un grande appassionato di musica.

RAF: E i festival? Quali sono i tuoi preferiti?

Pop: Il mio amico organizza un festival chiamato Fuck Normality Festival, è piuttosto specializzato in musica elettronica piuttosto dark, sperimentale e dance. Poi c’è un festival di documentari chiamato il Cinema del Reale, che si tiene in un villaggio molto carino che ha un castello medievale chiamato Corigliano D’Otranto, e hanno anche musica e film. Lo stesso castello ospita anche un festival musicale, un po ‘più incentrato sulla musica indie, chiamato Sei Festival. C’è anche il Viva festival che è vicino, e più a nord c’è Locus Festival, a un’ora di macchina da Lecce a Cisternino Locorotondo. Penso che il Locus festival abbia una sua identità distinta da anni ormai, ed è uno dei nostri preferiti.

Cinema del Reale

RAF: Sì, per me Locus festival è uno dei migliori in Italia! Perché hanno questa capacità non solo di seguire le tendenze del momento, ma di costruire la propria identità.

E ora voglio sentire un altro musicista che vive a Lecce e che ha letteralmente girato il mondo e che poi ha deciso di restare nel Salento. Sentiamo allora cosa ci dice il nostro amico, artista internazionale nel vero senso del termine: Gabriele Poso.

Gabriele: Lecce e il Salento hanno avuto un’influenza davvero importante sulla mia cultura musicale. Da quando avevo 18 o 19 anni ho avuto la possibilità di studiare e viaggiare all’estero, e una cosa che ho trovato accomuna tutti i luoghi che hanno approfondito la mia visione musicale è il tamburo: è presente nella nostra musica popolare come lo è nella cultura popolare di posti come Porto Rico, Cuba o Africa. Poi, come mi piace sempre dire, è bello e importante viaggiare e conoscere luoghi e culture diverse, ma è altrettanto emozionante poter tornare in un posto che chiamo casa. Per me il Salento e Lecce sono casa, ed è una necessaria fonte di energia ed equilibrio, indispensabili per il mio processo creativo e musicale.

Biagio Panico strumenti on line TAMBURO A CORNICE POPOLARE - Biagio Panico
TAMBURO A CORNICE POPOLARE – Biagio Panico

RAF: Grazie Gabriele, sempre un grande piacere.

Andrea, collabori con molti musicisti locali?

Pop: sì certo, qui ho collaborato molto con Matilde d’Avoli e con Lucia Manca, che sono anche mie amiche. Poi c’è Giorgio Tuma che ha fatto delle cose molto interessanti. Ora stanno uscendo questi ragazzi chiamati I NUDE che sono molto bravi. C’è anche un mio caro amico che faceva parte della scena house, irrequieta, si chiamava Congorock poi a un certo punto si è stancato, si è trasferito a Milano e ora sta producendo molte cose mainstream come Baby K …

RAF: Quindi sei una persona che ama i posti belli, la natura… dove sono i tuoi posti preferiti?

POP: È davvero bello passeggiare per Lecce la sera tardi, quando c’è meno gente. È davvero magico, ricordo una volta che abbiamo fatto uno spettacolo acustico con Erlend Øye dei Kings of Convenience in piazza Duomo, abbiamo improvvisato alcune cover di Nina con Lucia Manca, e la piazza aveva un’acustica incredibile.

Tutta la costa adriatica ha un bellissimo paesaggio; Consiglio sempre di andare ad Otranto e visitare il centro storico, e poi da lì andare a Santa Maria di Leuca e lungo il percorso c’è una costa rocciosa con tante insenature dove fermarsi e fare il bagno. Consiglio sempre di uscire a Porto Selvaggio, una riserva naturale. In realtà, una donna di nome Renata Fonte è stata uccisa perché voleva proteggere la riserva naturale da insediamenti edilizi che avevano legami con la mafia locale. È morta per proteggere questa bellissima terra, quindi ti consiglio di andare ad esplorarla. Poi come borghi abbiamo già accennato a Nardò, Tricase, e al centro storico di Galatina, che è proprio al centro del Salento quindi ci si può fermare quando si va da Gallipoli a Otranto o da Lecce a sud.

RAF: E per quanto riguarda i dischi? Dove manderesti un alieno a comprare dischi?

Pop: A Lecce ci sono due negozi di dischi. Uno, chiamato Youm, è in centro ed è un po ‘più commerciale, e l’altro, chiamato Disconazzo, è molto più underground, vicino alla stazione, molto più specializzato in punk, post punk, elettronica, drone, techno, ed è davvero un negozio dove mi piace cercare cose strane.

RAF: E dove manderesti quell’alieno a fare shopping?

Pop: C’è un negozio molto carino che si chiama Gusto specializzato in cibo e libri sul cibo, la mia grande passione. Si organizzano degustazioni di prodotti e vini tipici. Allora vorrei consigliare un locale a Maglie, un piccolo paese, dove c’è un negozio chiamato Candido, che ha sede in un bellissimo palazzo storico.

A Lecce c’è un negozio di abbigliamento chiamato Suit che è molto bello se avete gusti costosi, e c’è un negozio molto interessante chiamato La Dispensa, e vende tutto senza plastica, da legumi, olio, prodotti tipici, marmellate, detersivi biologici ecc. .

E ora siamo a Lecce con un filosofo, etnomusicologo, scrittore, musicista e poeta. Il grande Pierpaolo de Giorgi.

Allora, Pierpaolo: Cosa pensi che renda la musica popolare salentina così unica?

Pierpaolo de Giorgi: L’unicità della musica popolare salentina è che è un’opera d’arte, e come tutte le opere d’arte è unica e ha la capacità di trasformarsi e rinascere sempre. Da un punto di vista strutturale e tecnico, credo che sia la composizione della cellula ritmica melodica ad essere unica: è un po ‘come quella del blues: è una specie di swing…. Dove c’è una parte lunga, una parte breve, che si ripete e crea qualcosa di unico e intrigante, ti avvolge.

RAF: Sei d’accordo con chi dice che la mercificazione di questa musica ha in qualche modo indebolito il suo messaggio originale?

Pierp: No, non sono d’accordo perché ogni fenomeno culturale in tutto il mondo ha anche un aspetto di commercializzazione nel nostro tipo di società e cultura. Quindi ci si deve aspettare una fase di, diciamo, banalizzazione. Naturalmente non mi piacciono queste manifestazioni culturali di consumo di massa, le deploro, ma non possiamo sorprenderci. Spesso, infatti, quando una tradizione diventa un fenomeno di massa, spesso torna indietro, concentrandosi ancora una volta sugli aspetti culturali.

RAF: Allora quale libro ci consigli per aiutarci a capire Lecce?

Pierp: posso parlarvi del mio libro? “La pizzica, la taranta, e il vino”

Amazon.it: La pizzica, la taranta e il vino. Il pensiero armonico - De  Giorgi, Pierpaolo - Libri
La pizzica la taranta e il vino. – De Giorgi

Si tratta di pensiero armonico, che è la nostra più antica tradizione greca. La presenza simultanea, la convivenza di vita e morte. Nel tarantismo ci sono persone che allo stesso tempo creano un ritmo di vita e di morte. Per esempio qui ho un antico tamburello con antichi sonagli di rame .. è di pelle di capra:

anche qui c’è armonia, con cui si intende la convivenza degli opposti, maschile e femminile, dell’inverno e dell’estate , di luce e di buio, e soprattutto di vita e di morte, perché questo capretto è un animale morto, che suonato torna simbolicamente in vita … questo è il segreto del tamburello.

Anche il tamburello è fatto con questi sonagli, danno gli acuti, e la pelle che dà i bassi quindi c’è anche una coesistenza musicale di alti e bassi.

RAF: Pierpaolo ti ringrazio tantissimo, ci hai raccontato delle cose molto affascinanti, spero di venire a trovarti e magari suonare presto anche con te a Lecce!

Pierp: Assolutamente, sarà un piacere!

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